durata 75'
Carlo Michelstaedter. La concretezza delle sue parole, nonostante l’altissima posta in gioco filosofica e non, mi ha fatto credere possibile lo sviluppo di una drammaturgia in cui non fossero necessarie molte azioni fisiche. Di fisico c’è, per forza di cose, un corpo che subisce la grande violenza delle parole e delle volontà ad esse legate. Un corpo che vuole ancora essere protagonista sull’altro (sul coniuge, compagno di scena) e sugli altri (popolo, spettatori). Le parole di Carlo mi hanno portato verso un linguaggio dispotico e in aria di rivoluzione (con rimandi a Joker, a King of Comedy, a Quinto Potere). Per arrivare alla forzatura di una risata. E ad un’ultima stilettata verso il mondo prima di darsi la morte.